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L’Europa mangia sempre meno carne, ma il cambiamento è lento

Secondo una ricerca condotta dall’Università di Copenhagen, che rientra nel progetto europeo Smart Protein in Europa si sta assistendo a un calo progressivo nel consumo di carne, ma diversi Paesi fanno passi avanti molto lenti

Foto Cottonbro Pexels

La tendenza a diminuire il consumo di carne e derivati ed a passare ad un’alimentazione che preveda un maggior consumo di proteine vegetali sembra promettente: quasi il 46% dei cittadini europei che hanno partecipato alla ricerca ha risposto di avere in qualche modo ridotto il consumo di carne. Questi i risultati di uno studio condotto dall’Università di Copenhagen.

Promettente, anche se ancora timida, è anche la percentuale di cittadini che si è detta disposta a cambiare nel futuro dando più spazio ai prodotti di origine vegetale: quasi il 30% degli intervistati.

Rimane però almeno metà della popolazione europea che non ha ancora neanche mai assaggiato una volta nella vita un sostituto della carne oppure il tofu o ancora i latti vegetali, molto spesso per motivi legati a preconcetti sul loro sapore o valore nutrizionale.

Tra i Paesi in cui la popolazione ha deciso più marcatamente di cambiare l’alimentazione ci sono Romania e Germania (nonostante i tedeschi siano ancora tra i maggiori consumatori di carne) mentre tra i Paesi più restii in cima alla lista ci sono Danimarca e Regno Unito.

La Danimarca è il Paese in cui il 67% degli intervistati è convinto di non avere intenzione neanche in futuro di cambiare la propria alimentazione. Questo probabilmente deriva o si aggiunge in realtà ad un’altra percentuale: il 45% degli intervistati che ha dichiarato che i prodotti vegetali non sono buoni come la carne e che comunque un pasto completo deve prevedere necessariamente la carne.

La riluttanza dei danesi ci interessa a livello europeo perché mette in luce quelli che possono essere i punti su cui andare a spingere quando si fa pubblicità ai prodotti a base di proteine vegetali: una tabella nutrizionale più chiara, un gusto e una consistenza più simile, sono tra gli elementi cardine per spingere al cambiamento dei consumi.

In questa classifica l’Italia si pone in una posizione intermedia. Il 45% degli intervistati ha dichiarato che negli ultimi 12 mesi non ha modificato in alcun modo le proprie abitudini alimentari, ma c’è un altro 50% che invece ha dichiarato di aver diminuito il consumo di carne e di prodotti di origine animale: il 16% ha dichiarato di aver diminuito il consumo in maniera importante, mentre il 34% ha dichiarato di aver modificato le proprie abitudini alimentari “abbastanza”.

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Molto interessante è poi l’aspetto della forma che questi prodotti a base vegetale dovrebbero avere secondo i cittadini europei. Una grandissima percentuale di intervistati, probabilmente tra chi non è ancora vegetariano o vegano, ha dichiarato infatti che i prodotti a base vegetale dovrebbero assomigliare di più al petto di pollo, ai bastoncini di pesce, al salmone affumicato e ai burger di pesce.

Questo genere di prodotti sicuramente riesce a creare una transizione più delicata e fattibile da un’alimentazione a base di proteine animali (a lungo andare insostenibile) verso una alimentazione magari non strettamente vegana o vegetariana ma flexitariana ovvero con un consumo molto ridotto di proteine animali ma non la completa eliminazione.

Si tratta ora di far comprendere lo spazio chiave che questi prodotti dovrebbero avere in ogni supermercato senza essere canzonati, in particolare dai carnivori convinti che magari su Facebook si comportano come leoni da tastiera e commentano che se uno è vegano o vegetariano non dovrebbe avere la necessità di mangiare una cosa che somiglia al petto di pollo.

Pubblicato da
Valeria Poropat