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Nella violenza di genere il sistema giudiziario italiano colpevolizza le vittime, la denuncia di D. I.Re

La violenza di genere è un allarme sociale che non trova adeguato riscontro nell’azione giudiziaria. D.I.Re. denuncia la scarsa competenza dei periti

(pixabay)

Le faccende giudiziarie che trattano le violenze contro le donne e contro i minori sono molto complesse. L’oggetto in questione richiede una delicatezza ed una competenza particolari. In Italia sono molte le donne che non denunciano i reati subiti per pudore o per vergogna, per cui è facilmente intuibile che i processi dovrebbero essere condotti tenendo presente la natura traumatica del reato.

D.I.Re. denuncia la scarsa professionalità degli attori presi in causa durante le faccende giudiziarie che hanno ad  oggetto la violenza di genere. L’associazione, in un comunicato stampa del 16 luglio, si scaglia contro l’inadeguatezza del sistema giudiziario, avallandosi del “Rapporto sulla violenza di genere e violenza di genere nel sistema giudiziario” presentato alla Commissione Femminicidio.

Il report istituzionale rileva particolari deficit del sistema giudiziario, ad iniziare dalla scarsa professionalità e formazione dei periti di parte. La nomina di questi consulenti, generalmente psicologi, non avviene quasi mai in base all’attinenza delle competenze con il caso esposto, ma nella maggior parte dei casi è una scelta casuale sorteggiata dall’albo degli iscritti.

Questo fattore non fa altro che penalizzare ulteriormente la posizione della vittima, già fortemente compromessa dagli episodi messi in discussione durante il processo. La consuetudine appena descritta contrasta con la Convenzione di Istanbul, di cui l’Italia è uno degli stati firmatari. Secondo l’accordo, è richiesta la specializzazione di tutti gli operatori che intervengono nei processi di violenza di genere.

Antonella Veltri, Presidente di D.I.Re. dichiara: “Di fatto il sistema giudiziario si conferma come una istituzione fortemente rivittimizzante per le donne che hanno subito violenza e per i loro figli e figlie, in cui i tribunali non dialogano tra loro, non acquisiscono e/o non tengono in considerazione la documentazione e i referti comprovanti la violenza, come hanno denunciato le avvocate, e dunque la violenza non viene riconosciuta”.

L’associazione D.I.Re., allo scopo di prevenire la vittimizzazione secondaria, la reiterazione della “violenza” (seppur psicologica) durante il processo, ha avviato il corso di formazione specialistico nell’ambito del progetto Never Again.

Fortunatamente, quando le istituzioni latitano, la società civile si impegna a supplire le mancanze governative. Ma non dovrebbe essere necessario.

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A questo link il comunicato dell’associazione

Pubblicato da
Giulia Borraccino