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Coronavirus, i vaccini di Pfizer e Moderna funzionano davvero?

Le case farmaceutiche sono davvero così vicina a sintetizzare un vaccino? Se lo è chiesto la nota virologa Maria Rita Gismondo in un articolo pubblicato sul fatto Quotidiano.

I recenti annunci di Pfizer e Moderna sugli ultimi progressi fatti per sintetizzare un vaccino contro il coronavirus, sono stati accolti con entusiasmo da parte di quasi tutto il mondo.

D’altronde, ci troviamo di fronte a una pandemia che non sta risparmiando nessuna nazione, e la scelta di ricorrere a dei lockdown sui territori locali per contenere il virus non potrà certo essere sostenibile per anni.

C’è chi però possiede dei dubbi riguarda la possibilità che la scienza abbia già trovato un vaccino che potrà essere somministrato a partire dal prossimo anno. Alcuni dubbi li aveva già sollevati il noto virologo Andrea Crisanti, finendo nella bufera mediatica a causa di queste sue dichiarazioni. E in questi giorni è uscito sul Fatto Quotidiano un articolo intitolato “molti vaccini, troppi dubbi” a firma della virologa Maria Rita Gismondo

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Pixabay

La donna si è infatti mostrata fortemente critica su l’ottimismo con cui le case farmaceutiche stanno presentando questo vaccino, in quanto a suo parere restano molti dubbi su possibili effetti collaterali a lungo termine di questo farmaco.

E la scienziata ironizza anche sul fatto che al momento questi vaccini esistono solo per gli annunci da dare al mondo finanziario. Una frecciatina nemmeno troppo velata all’amministratore delegato di Pfizer, che ha ceduto una parte del suo pacchetto azionario dopo aver annunciato di aver trovato un vaccino realmente efficace contro il Covid.

Dubbi anche su Moderna, che sarebbe riuscita nell’impresa di aver sintetizzato un vaccino che necessita della catena a freddo, un metodo per poter conservare il farmaco durante la distribuzione e il trasporto. La Gismondi non nega che i vaccini in questione potrebbero funzionare, ma pone piuttosto l’accento che al momento tutto questo ottimismo è ingiustificato perché alla comunità scientifica non è stato ancora sottoposto niente di concreto e sono piuttosto i giornali ad esaltare questi grandi progressi nella ricerca.

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Pubblicato da
CarmeloG