Pensioni, l’Inps ha scritto in queste settimane ad alcune categorie di contribuenti per chiedere la restituzione di alcune somme versate erroneamente.
Il quotidiano Il Giornale ha pubblicato un servizio in esclusiva in cui racconta di come molti pensionati abbiano ricevuto una comunicazione da parte dell’Inps in cui veniva richiesta la sostituzione di alcuni somme versate erroneamente al contribuente da parte dell’Istituto di Previdenza.
Una notizia che, soprattutto in un momento storico così difficile, in cui ci si ritrova vessati da un’emergenza sanitaria difficilissima da gestire e una crisi economica che si fa sentire sempre di più, ha provocato la rabbia di tantissimi pensionati.
Nella lettera, l’istituto di Previdenza chiede al contribuente la restituzione di questa “illegittima” attraverso un piano di rientro da concordare congiuntamente entro trenta giorni.
Da quanto si apprende dall’inchiesta, le somme da restituire per singolo contribuente variano da 1.000 euro fino ad arrivare a 29 mila euro.
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Pensioni, l’Inps può davvero chiedere la restituzione di queste cifre ai cittadini?

Il Giornale ha poi chiesto l’opinione in merito di un noto avvocato di nome Celeste Collovati che da anni si occupa dei ricorsi contro l’Istituto di Previdenza: “Queste sviste possono essere di diversa natura: gli errori materiali che riguardano un importo versato dall’Inps superiore a quanto dovuto nel rateo della pensione, errore nell’erogazione della pensione di reversibilità del marito defunto, errori nell’erogazione di una prestazione assistenziale quale l’invalidità”.
Ma l’Inps ha realmente la possibilità di richiedere la restituzione della somma versata, magari per anni, erroneamente a un cittadino? La Cassazione è intervenuta sul tema con una sentenza del 2017 in cui viene chiarito che l’Inps ha la facoltà di poter informare in qualunque momento il contribuente di un errore sull’importo della sua prestazione e correggerlo.
Non può però chiedere indietro la somma corrisposta per errore fino a quel momento, a meno che non sia stato il contribuente ad aver causato il dolo che ha portato all’errore. Resta dunque da capire, su quali tipo di basi giuridiche l’Istituto abbia deciso di inoltrare queste richieste.
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